domenica 15 giugno 2025

Guglia Negrin: Via Soldà (VI+ , 150 m, V obb.)

Zona: Campogrosso
Sviluppo: 150 m 
Esposizione: E
Tempo: 3 h 
Difficoltà: IV-V, (VI+ l'originale Soldà)
Discesa: 1 doppia 
Materiale: nda; friend medi, cordini


Classica del 1933 di Gino Soldà, riattrezzata a resinati: linea verticale in stile dolomitico, con due passaggi tecnici su placca e fessura, il resto su roccia gialla ben articolata. Molto consigliabile la variante di uscita Spanevello (fix siliconati). L'ambiente è appartato di fronte al Dito di Dio e all'impressionante Punta Sibele; la roccia è mediamente ripulita dalle ripetizioni, offre una salita appagante, di soddisfazione e non molto frequentata.
 
Accesso
Dal Rif. Campogrosso (1.445 m) seguire il sentiero per il Boale dei Fondi, quindi la deviazione per il Fumante fin sotto la Guglia GEI. Alla galleria piegare a sinistra su traccia esile fin sotto la “gemella” Negrin; attacco sotto il centro della parete, segnato da una S rossa e un anello resinato (40 min).

Descrizione
L1 Obliquo a destra su placca grigia liscia (III+ poi V, A0 possibile) fino a cengetta di sosta. 25 m.
L2 Fessura con lame, quindi parete gialla verticale; traverso a sinistra sotto il tetto a mezzaluna, foro e uscita in sosta. 45 m, IV.
L3 (Originale Soldà) Traverso delicato a destra sul bordo del tetto (V), poi fessura strapiombante e uscita a sinistra sullo spigolo (VI–VI+). 55 m.
L3 Opzione più facile: variante Spanevello (consigliata) sullo spigolo sinistro (III, 25 m).
L4 Ultime roccette sul filo dello spigolo fino alla vetta. 25 m, III.
 
Discesa
Calata singola di 35 m in leggera diagonale verso la forcella tra la Guglia Piccola e la Guglia Negrin, tratto di disarrampicata delicata, quindi scendere il Giaron della Scala fin sotto la parete della GEI (galleria) quindi a ritroso fino al rifugio.







lunedì 9 giugno 2025

Corno d'Aquilio, Via Cotechino e Pearà (VIII, 165 m, VI+ obb.)

Zona: Lessinia
Sviluppo: 165  m
Esposizione: NW
Tempo: 3 h
Difficoltà: VIII R2 (VI+ obb)
Discesa: a piedi
Materiale: nda, doppiare i friend grandi
Relazione seguita

Nuova via di arrampicata inaugurata il 1° maggio 2025 da Ceriani, Garavaglia, Taghipour e Polidori: ambiente selvaggio e decisamente di montagna, quota 1500 m tra i larici, con il castello di Sabbionara proprio di fronte anche se, a sensazione, pare di scalare in Valdadige. Via completamente trad, fatta eccezione per le ottime soste a fix con anello. Proteggibilissima con friend medi e grandi; nei passaggi impegnativi si può sempre “azzerare” sugli stessi. Calata possibile lungo i tiri ad eccezione dell'ultimo. Abbiamo avuto l’onore di firmarne la prima ripetizione: fessure e roccia prese singolarmente sono entusiasmanti, ma le cenge alla fine di ogni tiro spezzano un po’ la continuità. Va sottolineato che il tracciato non è stato ripulito dalle toppe d’erba per appigli ed appoggi, quindi è sconsigliata a chi ha il palato troppo raffinato. 
La via interseca, alla terza sosta, la famosa e poco conosciuta Cengia del Corno Bettio-Tedeschi, una vera "via" orizzontale che proprio da questo pilastro comincia e termina oltre il Passo della Morte più a nord.

Accesso: Dal grande parcheggio "Tommasi 2" posto poco prima dell'agriturismo Le Coste (S. Anna d'Alfaedo) si prende il sentiero CAI 234 per il Corno d'Aquilio, seguirlo in falsopiano ignorando i vari bivi. Quando questo diventa ripido e a tornanti continuare in salita fin poco prima del sesto tornante contraddistinto da un muretto a secco, nei pressi di una evidente barriera rocciosa. Da qui prendere una traccia sotto parete sulla sinistra e seguirla per 350 m fin sulla verticale del pilastro, un chiodo evidente identifica l'attacco (GPS: 45°41'6.220"N, 10°56'49.901"E). 1 ora circa.

Descrizione: 
L1. Muretto iniziale con chiodo, poi seguire una larga spaccatura (cordone) che conduce alla cengia ripida con Larice abbattuto. 45 m. V-/IV+.
L2. Prima fessura che si abbandona subito per prenderne un altra sulla destra (cordone)  2 passi impegnativi in partenza e poi su fino alla seconda cengia erbosa. 35 m. VI+ (p. VIII).
L3. Salire delle fessure stondate a cui segue una rampa inclinata dietro lo spigolo, uscita su cengia nettamente verso destra. 35 m. VI.
L4. Bella fessura ad arco, passo di aderenza (VII) segue terreno delicato fino alla base del camino. 35 m. VII/VI.
L5. Qui la roccia cambia rispetto ai tiri precedenti e diventa meno intuibile. Salire interamente il camino fino al bosco sommitale (nostra variante, altrimenti da relazione buttarsi sulla placca a destra). 25 m. VI+.

Discesa: traversare a destra faccia a monte mantenendo la quota fino a raggiungere in breve il sentiero 234 che si segue a ritroso fino alla macchina. 1 ora 15.

L2

La traccia di accesso dal sentiero

Si cammina sotto parete fino al pilastro



Uscita di L3

L4

L5 variante in camino

Uscita di L5


Guglia GEI: Via Renata (VI, 135 m, V+ obb.)

Zona: Campogrosso
Sviluppo: 135 m
Esposizione: NE
Tempo: 2-3 h
Difficoltà: IV/V+. 1 passo di VI
Discesa: in doppia
Materiale: nda


Via aperta nel 1993 dal compianto Franco Spanevello, guida di lunga esperienza che ha lasciato il segno in Piccole. Più continua della vicina Diretta, concentra però le vere difficoltà in due brevi passi di placca. Protezioni e soste a fix siliconati, marchio di fabbrica di Franco, con cui negli anni ’90 e 2000 rilanciò l’intero settore del Fumate, poi segnato dai crolli del piazzale SUCAI. Ogni via munita di questi fix porta la sua firma e garantisce una chiodatura impeccabile. La Renata presenta roccia compatta, ripulita dalle ripetizioni, per un’arrampicata scorrevole e piacevole.

A via finita, dopo la doppia da 25 m, conviene proseguire sulla parete nord della Guglia Negrin con un ulteriore, splendido tiro; dopo la calata sul versante opposto potete scegliere se salire la Guglia Piccola (roccia meno ripulita) o la Guglia Schio, più a destra sul Giaròn della Scala  (maggior sviluppo), completando così una classica cavalcata dolomitica davvero appagante.


AccessoDal Rifugio di Campogrosso si segue il sentiero N°7 fino al bivio della Sella del Rotolon, si prende il sentiero 6 fra mughi e trincee di guerra fino alla base della guglia GEI. La nostra via è la prima destra di fronte alla guglia del Milite. L'attacco è a qualche decina di metri prima di una galleria in corrispondenza di una bella placca a sinistra dell'attacco della via Diretta. (40/50 minuti)

Descrizione:
L1 Placca verticale ben protetta (numerosi spit), poi in diagonale verso sinistra su terreno via via più facile. Sosta su grosso mugo di sosta. 40 m, V.
L2 In verticale su prese solide (IV) fino ad un golfaro segue breve tratto erboso, quindi la placca-chiave che porta al terrazzino di sosta. 25 m, VI.
L3 Si sale in diagonale a sinistra su roccia più facile fino al piccolo terrazzino di sosta. 25 m, V-.
L4 Si rimonta un gradone e poi delle placche fessurate fino al pulpito da dove partono le 3 varianti di uscita. 20 m, IV+.
L5 Uscita dritti per piccolo strapiombo ben protetto a chiodi fino a sostare in vetta. 20 m V+.

Guglia Negrin (Via Casara): L1 30 m IV (chiodi, spit e clessidre) Si sale dritti e poi verso destra fino in vetta. Calata di 35 m in leggera diagonale verso la sella con la Guglia Piccola.

Guglia Piccola (Via Casara): L1 25 m IV (chiodi, spit e clessidre) si sale dritti per gradoni e fessure, roccia non ben ripulita. Calata direzione Giaròn della Scala.

Discesa: Breve doppia di 25 m fino alla sella con la guglia Negrin, da qui si prosegue sulla Negrin oppure si prende un altra doppia da 50 m nel canale che deposita sul Giaròn della Scala.

L1
 
L1

L2 Chiave

L5

Guglia Negrin (Via Casara)

La GEI sullo sfondo

Quel che resta del Corno, Guglia Piccola e Guglia Schio

Guglia Piccola (Via Casara)

Guglia Negrin e Guglia Piccola: le calate


martedì 3 giugno 2025

Prima Torre del Camp, Via Raffaele Conedera (400 m, VI)

Zona: Moiazza
Sviluppo:400 m
Esposizione: W
Tempo: 6 h
Difficoltà: VI R3
Discesa: a piedi
Materiale: nda, doppiare i friend m.p.
Disegno seguito

Via firmata Massarotto-Conedera, famosa per l’impegno psicologico dovuto al mix di esposizione e scarsezza di protezioni. In realtà, a parte la sosta 5: un solo chiodo piantato a metà, che conviene rinforzare, le altre soste sono presenti e attrezzate con due protezioni ciascuna. Noi l’abbiamo gustata solo a metà: da L8 in poi ci siamo ritrovati sotto una pioggerellina insistente, mentre il temporale infuriava sul vicino massiccio dell'Agner con grandine e fulmini. Da affrontare con meteo stabile in quanto da L7 non è più possibile una ritirata.

Accesso: 
Da Malga Framont imboccare l’Alta Via n. 1. Oltrepassata la Forcella del Camp, proseguire sul sentiero in discesa finché, sulla destra, si nota una traccia che scende sotto le pareti. Risalire il canale che sale verso il Tridente del Camp, quindi traversare a destra lungo la cengia ascendente verso sinistra (tratti di II) che conduce all’attacco su una cengia mugosa, cordino nero. 1h 30.

Descrizione:
L1 Per rocce facili raggiungere un gradino alla base del diedro; sosta su solido spuntone. 30 m, IV
L2 Seguire il diedro e uscire quasi al termine verso destra, sosta attrezzata in cima al pilastro. 50 m, V
L3 Disarrampicare verso destra fino alla base di una marcata fessura/lama dove inizia la sezione successiva; sosta attrezzata. 20 m
L4 Salire la fessura/lama sino al suo termine, spostarsi a destra sotto un tettino accennato, quindi traversare a sinistra sotto l’evidente tetto triangolare e sostare subito sopra. Sosta attrezzata. 35 m, V+
L5 Traversare nettamente in leggera salita verso destra alla base di un diedro aperto, sosta su un chiodo mal piantato. 20 m, V.
L6 Rimontare il diedro aperto, poi portarsi sulla parete sinistra sfruttando una fessura poco evidente e sostare su terrazzino. 25 m, VI-
L7 Traverso a destra poi leggermente dritti (cordone) e poi ancora nettamente a destra su roccia giallastra fino a bissare lo spigolo. Sosta attrezzata. 35 m, VI
L8 Per placca lavorata raggiungere un breve diedro, quindi obliquare a destra fino a una comoda sosta. 35 m, VI-
L9 Superare il breve diedro fessurato sopra la sosta, poi traversare per circa 15 m a destra fino alla base di una rampa sotto gli strapiombi. 30 m, V+. Possibile via di fuga a destra percorrendo la cengia mediana (Cengia alta) che conduce direttamente al Vant delle Nevere. 
L10 Salire integralmente la facile rampa fino alla successiva sosta. 45 III+
L11 Proseguire sulla stessa rampa che diventa un diedrino friabile appoggiato, bissare lo spigolo fino alla forcella dove si sosta e termina la via. 50 m, IV

Discesa:
Seguire la cengia, segnalata da ometti e con un breve tratto attrezzato, fino a incrociare il canale che separa le Torri del Camp dal Campanile dei Zoldani. Scenderlo fino a incontrare il sentiero di rientro della ferrata Costantini (neve ad inizio stagione), quindi riprendere l’Alta Via 1 fino a Malga Framont. 2 h.

L7

Canale di accesso

La prima lunghezza


Diedro aperto

Canale di discesa