venerdì 22 dicembre 2017

Via della Discordia

Zona: Campogrosso, Sojo dei Cotorni
Sviluppo: 200 m
Esposizione: Est
Difficoltà: D-, 60°
Protezioni: chiodi di passaggio e cordoni
Materiale: corda, picche, ramponi e qualche rinvio

La via della Discordia nata nel secchissimo ma freddo inverno 2016 è un simpatico e logico percorso che corre lungo una fenditura del Sojo dei Cotorni in Piccole Dolomiti. Da molti scambiato per un vajo, cosa che non è vista la mancanza di pendi valanghivi, si tratta invece di una divertente via di misto facile da percorrere come approccio alla disciplina. Le condizioni non proprio felici in cui l’abbiamo trovata ad inizio stagione hanno reso l'ascesa forse leggermente più difficile di come sarebbe percorrendola con abbondante neve e ghiaccio. Purtroppo la bassa quota (sotto i 1500 mt) e l'esposizione ad est sono vincolanti per percorrere questo itinerario alpinistico che in mancanza di neve e ghiaccio si riduce ad una ravanata tra mughi e terra e risalti rocciosi di IV grado da percorrere in libera. Sicuramente una buona scusa per andare a rifarla magari concatenandola con la vicina via “Il buso del Diaolo”.

Relazione seguita qui









mercoledì 8 novembre 2017

Instabilità Emotive

Zona: Castelpresina, Valdadige
Sviluppo: 175 m
Esposizione: Est
Difficoltà: 6b due passi, resto 6a
Protezioni: fix e soste artigianali
Materiale: corda singola, rinvii

Via che non ha certo bisogno di presentazioni, si tratta della seconda più semplice della parete, dopo Evitando il Frio ma comunque non va presa sottogamba. Esposizione magnifica e arrampicata sempre atletica sono compensate da un mare di fax artigianali che ne diminuiscono notevolmente l'impegno psicologico. In presenza di altre cordate (si trova spesso la coda..) bisogna prestare attenzione attenzione a qualche presa che suona male sul quinto tiro. L'ultima lunghezza su placca grigia molto tecnica è eventualmente azzerabile.

Prima facile lunghezza

Sul secondo tiro in traverso



Quarto tiro verticale e continuo
Il quinto tiro, attenzione sui gialli


mercoledì 4 ottobre 2017

Diedro Stefani-Toldo

Zona: Valdastico, Soglio Obergrubele
Sviluppo: 170 m
Esposizione: Ovest
Difficoltà: VI- un passo, resto V
Protezioni: chiodi
Materiale: corda singola, rinvii

La Valdastico, per il popolo delle pianure conosciuta e scambiata per un autostrada, va collocata nelle tre “valli” simbolo”dell’arrampicata Veneto-Trentina: la Valdadige, la Valsugana e appunto lei la Valdastico. Incassata tra l’altopiano dei Fiorentini e l’altopiano di Asiago, essa è la più “montana” e selvaggia delle tre e presenta pareti incombenti e di non sempre facile accesso contraddistinte da roccia sana ed arrampicabile. Il Diedro Stefani-Toldo è una delle ultime nate su queste pareti, per l’esattezza fa parte di una sorta di tacito progetto di riqualificazione delle pareti della Valle rendendo disponibili agli alpinisti medi itinerari inconsueti, semisconosciuti, o rimasti per anni incompiuti come quest’ultimo caso. La via percorre un diedro evidentissimo all’occhio esperto, visibile già nei pressi del paese di S. Pietro Valdastico, diedro che sembra sbucare proprio in cima all’altopiano nei pressi di Roana, affiancato da una placca verticale nerissima. L’arrampicata è sempre divertente, in particolar modo nel tiro centrale in diedro fessurato è proprio una vera goduria. L’etica di apertura classica con soli chiodi dove essi vengono accettati da buchi e fessure assume un aspetto originale e creativo nella selezione multicolore di quest’ultimi: si va dal rosso, al viola fino al blu. Anche le soste, sempre comode, sono sempre con 3 chiodi. Infine, l’ultimo tiro, su parete solcata da tanti brevissimi “tettini” e cambi di pendenza, creati dalla stratificazione orizzontale della roccia, è una sorta di ciliegina sulla torta. La discesa, infile, per traccia merita particolare attenzione, in quanto uno scivolone potrebbe avere esito non proprio felice. Per tutto il resto vi lascio alla relazione 😉

Relazione qui






domenica 10 settembre 2017

Baffelan - Diretta delle Ombre (6b, 400 m, 5b obb.)

"Così anche questa avventura è giunta al capolinea! Dopo un intera estate passata sulle crode del nostro amato Baffelan, tra neve, ghiaccio (le prime esplorazioni sono partite in Aprile!), pioggia, caldo asfissiante e rientri con le frontali, possiamo rendere pubblica la relazione ufficiale dell'ultima nostra via: La diretta delle ombre. "Diretta" perchè prende nel centro la parete di testa (quella sopra agli strapiombi ndr) non ancora toccata da mano d'uomo. "Delle ombre" a causa dell'angusto vajo del Baffelan che getta la sua viscida ombra quasi per metà di questa parete che dovrebbe essere una sud, ombre anche dovute alla presenza di chiodi di varie epoche sparsi un pò qua e là apparentemente alla rinfusa. "Diretta" anche per fare l'occhiolino alla dirimpettaia "Indiretta", via dal notevole valore alpinistico che per prima (se si escludono due vie di Soldà andate perdute) è stata tracciata su questa porzione di parete solcata da incredibili placche lavorate. Un augurio a tutti i ripetitori, anche se la stagione volge ormai al termine, di assaporare come lo è stato per noi il piacere di un ascesa che parte dal buio e dalla penombra e si apre via via che si sale verso il cielo, come in una metafora della vita."

Apritori: C. Confente, S. Gianesini, M. Leorato 
Zona: Sengio Alto
Sviluppo: 400 
Esposizione: S
Tempo: 4-5 h
Difficoltà: 6b A0 (5b obb)
Discesa: a piedi
Materiale: mezze corde, friend m.p.

Commento generale: La via prende di petto il repulsivo colatoio, evidente già dalla Strada del Re. Lo sviluppo, poi, la porta in piena parete Sud, dove sale tra la Robi Cocco e l’Indiretta (Carretta-Sgreva). Le protezioni sono miste, chiodi e spit, ma rimane la necessita di integrare con nda.
La roccia generalmente è ottima e regala un’arrampicata molto varia.
Si tratta di una parete Sud atipica sotto il profilo dell’esposizione al sole dal momento che la parte bassa è spesso in ombra; di qui il nome.

Accesso: da Campogrosso lungo la strada del Re, che si lascia in corrispondenza dell’evidente canale che scende dalla parete Sud del Baffelan.  Attraverso facili risalti per 50m fino ad un ampio terrazzo.

Relazione :
L1: Si sale il breve diedro che porta direttamente alla prima sosta. 5b+, 3 spit. 20 m
L2: Dalla sosta ci si sposta verso la placca sul fondo del colatoio, che si risale fino a quando lo stesso diventa uno stretto camino erboso. Lo si risale, con qualche passo difficile, sulla sinistra (vari chiodi, primo tratto-chiave), uscendo poi su un’altra placca appoggiata che porta verso una strozzatura, dove si sosta. V+, VII/A0, VI, III, 8 chiodi e 3 spit. 35 m
L3: Si sale restando sul fondo del canale verso il grande masso incastrato, sotto il quale si sosta (sosta in comune con la via sportiva Robi Cocco, come i primi metri del tiro successivo). III. 50 m
L4: Superato con passo ostico il masso incastrato, si guadagna di nuovo il fondo del canale, che si risale tenendo la destra e giungendo a un ripiano detritico. La sosta si trova sulla parete di destra. 2 spit, 6a+/A0, II. 25 m
L5 : Dapprima in verticale, poi si obliqua brevemente verso sinistra, passando alla sinistra di un profondo camino umido e risalendo quindi per parete verticale e articolata, fino a un esposto traverso ancora verso sinistra (fin qui vari spit; meglio allungare le protezioni), che porta a una lunga placca, che si risale verso un breve camino, oltre il quale, su cengetta erbosa, si trova la sosta. 5c+, IV+, 8 spit, 3 chiodi. 45 m
L6 : Si sale verso sinistra fino alla prima protezione, quindi in traverso esposto verso sinistra ancora e poi in verticale per parete articolata e ricca di possibilità naturali, fino a una grossa clessidra su leggero strapiombo, oltre la quale per placche appoggiate si arriva in sosta. 5b, IV, 3 spit, 3 chiodi. 40 m
L7 : Si traversa nettamente verso sinistra per 7-8 m, superando una grossa clessidra, quindi in verticale per un accennato diedrino e solide placche, spostandosi progressivamente sempre verso sinistra. Sosta su una stretta cornice. V, 5b, 2 chiodi, 3 spit. 35 m
L8 : Ci si alza sulla sosta con passo deciso, quindi per placche in leggera ascensione verso destra fino a una cengetta gialla esposta, che si percorre traversando verso sinistra fino a sostare sotto un tettino. V+, V, 4 chiodi (di cui il secondo della vicina via Indiretta Carretta-Sgreva: il chiodo è l’unico punto di tangenza fra le due vie), 2 spit. 20 m
L9 : per placca verticale, aggirando sulla destra il tettino sopra la sosta (vari spit), quindi in traverso verso sinistra (allungare le protezioni prima di traversare). 6b+/A0, IV, 7 spit, 2 chiodi. 20 m
L10 : Si percorrono i primi metri del camino sopra la sosta, spostandosi poi in placca esposta a destra fino a una cornice che dà accesso a un diedro obliquo verso sinistra, abbastanza delicato, al termine del quale (mugo), si sale un muretto a destra, oltre il quale si trova la sosta con il libro di via (allungare le protezioni lungo il tiro). IV, V, 3 chiodi, 3 spit. 30 m
L11 : Dalla sosta si guadagna dopo pochi metri una soprastante cengetta, obliquando verso sinistra, quindi per un camino poco marcato si arriva al terrazzo di sosta. IV, 2 chiodi, 20 m 
L12 : Per cresta delicata fino ai golfari in vetta. III, II, I, 1 spit. 60 m

Discesa: dalla cima del Baffelan verso Ovest fino al Passo del Baffelan (I e II). Da qui sia a destra che a sinistra scendono i sentieri che riportano sulla Strada del Re.





venerdì 25 agosto 2017

Balla sui buchi

Zona: Tessari, Onda lunga
Sviluppo: 190 m
Esposizione: Est
Difficoltà: 6a+ 
Protezioni: miste spit clessidre
Materiale: corda singola, rinvii

Prima via in un nuovo settore dell'ormai famosa Tessari (Valdadige). Sulla destra della falesia "Grattugia" la cordata Brighente-Beltrame, a cavallo tra inverno e primavera, ha aperto un interessante via di arrampicata che forza intelligentemente questo contrafforte solcato al centro da un lungo strapiombo ad onda e sovrastato da placche molto levigate. Parcheggiato nella frazione di Tessari (Rivoli Veronese) si segue il sentiero comune per la Parete Rigata e per la Grattugia, si passa oltre già in vista della bastionata e per traccia si perviene alla base della parete dove si trova l'attacco contraddistinto dalla scritta "B.s.B.". 
Arrampicata sempre elegante su concrezioni, buchi, diedro verticale e placche che (volendo) si lasciano benissimo integrare, la pulizia certosina degli apritori ha rimosso qualsiasi detrito trovato dai primi ripetitori. Arrivati al termine si prosegue per pietraia seguento i bolli rossi fino al sentiero che verso sud passa porta al punto di partenza.

Attacco

Bellissimo diedro

Tiro in traverso

E via su placche sempre più estetiche e taglienti..


lunedì 31 luglio 2017

Il ritorno dell'artificiale: Via Aurin

Zona: Brentino, Pale basse
Sviluppo: 125 m
Esposizione: Est
Difficoltà: V+, A2
Protezioni: fix da 8 mm e golfari
Materiale: 23 rinvii, 2 staffe, 2 longe e fifi


Breve ma emozionante via di approccio al mondo dell’artificiale, aperta dal leggendario D. Filippi, quindi una vera instituzione del campo. Supera nel suo centro un grande tetto di circa 10 metri molto caratteristico e facilmente identificabile nel settore Mamma Olga sulle Pale Basse (Brentino). Arrampicata mista libera-artificiale nei tratti verticali, protetta da fix da 8 mm, piastrine artigianali e talvolta chiodi e clessidre. Golfarini da 8 mm sul tiro strapiombante e soste con doppio da fix da 10 mm rendono il tutto sicuro ed ideale per il neofita di questa disciplina. Il tiro clou è ben chiodato e non faticoso, all’uscita ci sono alcuni blocchi instabili in concomitanza del chiodo nero, risulta inerbito anche il tratto verticale che porta alla sosta. L’ultimo tiro presenta roccia molto lavorata tipica della zona dei Tessari e al contrario della relazione lo si può benissimo arrampicare in libera. Noi abbiamo optato per l'uscita nel bosco con sosta su albero e facile discesa per il sentieri di accesso alle vie sulla Pala del Boral. Dettaglio tecnico: alcuni fix da 8 risentono dei ripetuti strattonamenti delle staffe e quindi consigliabile portare una chiave inglese per tirarli e rendere così un piacere anche a chi la percorrerà dopo di noi. Buoni staffaggi a tutti.


Primo tiro di arrampicata mista

In arrivo sulla sosta sotto il tetto










giovedì 27 luglio 2017

November Rain

Zona: Canale, Valdadige
Sviluppo: 235 m
Esposizione: Est
Difficoltà: 6a+
Protezioni: fix e cordini
Materiale: rinvii e materiale per le doppie
Tempo: 3 ore

Potrebbe benissimo essere la via più a sud della valle se si esclude la Chiusa di Ceraino. Senza dubbio la posizione e il panorama sulla piana di Rivoli sono unici nel suo genere, altro plus è dato dal distacco con l’autostrada del Brennero che qui non è tanto fastidiosa come in altre parti. Lo spigolo è caratterizzato da un lungo zoccolo erboso e da severe placche verticali sulla parte alta, superate grazie alla presenza di propizie fessure che le solcano, la roccia si presenta a tratti ottima e a tratti richiede attenzione specialmente sui terrazzini detritici dove bisogna evitare di muovere sassi. In ogni caso i tiri impegnativi sono stati attrezzati misti spit/cordoni rigorosamente dal basso. I tiri facili sono rimasti attrezzati in stile alpinistico. Le difficoltà non sono mai continue rendendo così piacevole l’arrampicata. L'avancorpo per pareidolia ricorda vagamente la testa di un elefante grigio dormiente e l’occhio chiuso è rappresentato da un pronunciato tetto bianco; la via corre sulla proboscide (nord).

Avvicinamento: Parcheggiata l’auto nel posteggio della falesia di Serpele, raggiungere la falesia del Cubo per mulattiera e tracce, già in vista delle prime case di fraz. Canale. Arrivati sulla radura antistante la falesia individuare, sulle placche lavorate, l’ultima sosta della via dalla quale si fa la prima corda doppia (40 m) (45°35’14.7”N 10°49’36.2”E). Una volta giunti a fianco di una nicchia con grande pianta effettuare la seconda doppia fino ad una grande cengia (30 m). Da qui seguire i bolli azzurri e poi quelli rossi fino alla base del ghiaione quindi ad un traliccio metallico. Tenere la destra (verso sud) su traccia fino ad individuare l’attacco, che si trova dopo un tornante, alla vostra sinistra (faccia a nord). Scritta azzurra alla base.

1° TIRO  - Salire verticalmente il diedro, usciti sostare su pianta (consigliato per l’attrito) o proseguire salendo verso destra e sostare su clessidra attrezzata con cordone.  

2° TIRO  - Spostarsi verso destra e salire un bel pilastrino lavorato con belle fessure "friendabili". Superato il pilastro salire per rampa erbosa fino a raggiungere un ometto. Sosta su pianta. 

3° TIRO  - Salire verticalmente la rampa erbosa fino al termine dello zoccolo fino ad incontrare una sosta con spit+clessidra dove la roccia inizia ad impennarsi. 

4° TIRO  - Parte più succosa della via! Salire la placca grigia fin sotto allo strapiombo giallo, risalire la roccia gialla dopo di che puntare una bella fessura verticale e seguirla. All’ultimo spit consigliamo di uscire a destra e proseguire sul pilastrino roccioso III per un paio di metri e non fare l’uscita più logica sull’ampia cengia a sinistra per la presenza di sassi. Sosta a spit. 

5° TIRO  - Prendere la paretina verticale sullo spigolo, salirla fino ad uno strapiombetto che si evita traversando a sinistra. Verticalmente con qualche risalto detritico fino alla sosta; da qui il paesaggio inizia a farsi interessante.  

6° TIRO  - Tiro di trasferimento, proseguire verso sinistra fino a destra spigolo principale e della parete bianca. Ometti. Sosta su spit. 

7° TIRO - Salire a destra della sosta su un facile ma delicato tratto di III per poi ritornare a sinistra. Salire verticalmente fino al pilastrino con fix poi una divertente placca (fix) con lama rovescia che arriva su un corridoio detritico di qualche metro. Poi un’altra breve placchetta che conduce ad una nicchia + sosta su pianta. Libro di via.

8° TIRO - Ultima lunghezza che conduce alla sommità, dalla sosta su pianta proseguire a sinistra qualche metro fino alla placca e salire subito sempre verso sinistra; attenzione ai grandi massi instabili. Si giunge su un terrazzino, poi un altro facile risalto conduce ad seconda parte pianeggiante; tenere la destra fino a non imboccare il diedro con cordoni. Sosta su evidente placca clessidre + fix + anello.

Rientro per la mulattiera di accesso.











mercoledì 26 luglio 2017

Direttissima Messner, Sasso delle Nove

Zona: Sass dla Crusc
Sviluppo: 370 m 
Esposizione: Sud
Difficoltà: IV e V, pp. V+
Protezioni: Chiodi (pochi) in loco. Soste attrezzate.
Materiale: nda
Discesa:  Per la cresta est, 3 ore fino a Pederù
Tempo: 2,30 / 3 ore la via


La parete sud del Sass da les Nu è una immane placconata, appoggiata inizialmente, poi via via più verticale, come una colossale onda pietrificata. La parte superiore è interrotta da degli strapiombi ad arco e solcata da un sistema di diedri. Il colpo d'occhio è unico! 
A 70 m dall'attacco una cengia percorre tutta la parete, terminando a sinistra su un bellissimo diedro che risale per due tiri fino a una seconda cengia.
L'accesso è lungo: se si parte da Pederu' bisogna contare un avvicinamento di 4 ore e 1200-1300 m di dislivello. L'ideale sarebbe pernottare in uno dei rifugi dell'Alpe di Fanes. Di qui 1 e 45 all'attacco, dapprima lungo il sentiero 7, poi senza percorso obbligato, per pascoli e terreno carsico, in direzione della lontana parete. 
La Direttissima Messner segue una linea retta ed elegante, sulla verticale della cima, inizialmente lungo la grande placconata, sfruttando una colata appena accennata, poi risalendo i due diedri (il primo più marcato, il secondo meno) sulla destra degli strapiombi ad arco. Alle soste si trovano sia protezioni moderne (2 spit o spit + ch) sia classiche; sui tiri 2-3 ch., qualche spit ogni tanto. Facile integrare solo sui diedri finali, mentre sulla placca soltanto dentro qualche rigola più profonda. 
Bisogna considerare che circa a metà placconata una via attraversa verso sinistra.
L'arrampicata è di placca e di diedro, su roccia eccezionale e compatta nella parte bassa, comunque buona in alto. Il grado è spesso V, con qualche passo forse di V+, ma mai faticoso. 
Nonostante i suoi 370 m circa la via è molto veloce, date le sue caratteristiche: roccia, necessità di andare spediti senza potersi proteggere, linearità. Noi ci abbiamo messo 2 ore.
La discesa segue la cresta verso est e porta molto lontano dall'attacco. 
Effettivamente non si trovano molte relazioni di questa via, ma la vera chiave interpretativa sta nel puntare al marcato diedro con stratificazioni verticali, appena sulla destra della cima. 





venerdì 21 luglio 2017

Grandes Jorasses: Whymper Ridge & Via Normale

Zona: Val Ferret, Rif. Boccalatte
Dislivello: +2630 m, 1400 m la via
Esposizione: SW
Difficoltà: AD
Protezioni: friends medi
Materiale: alpinistico completo
Discesa: Via normale
Tempo: 17 h


Un sogno realizzato, una delle vie normali più difficili e complesse delle Alpi, passando per il rifugio più antico delle Alpi, il Boccalatte, anno di erezione 1880 su suggerimento dello stesso Whymper. Un rifugio ricco di storia, unico nel suo genere per posizione ed esposizione, un nido d'acquila con un trrazzo a 400 metri sul ghiacciaio di Plampiceaux, "qui è morto il famoso alpinista cieco Toni Gianese" mi racconta il simpaticissimo gestore Franco Perlotto, "prima del restauro del rifugio non c'era il parapetto in legno ma solo un cordino" continua "inoltre abbiamo portato via molti sacconi di rifiuti con l'elicottero addirittura certi alpinisti defecavano all'interno del rifugio", tutto questo ha portato ad un graduale abbandolo della via normale da parte delle Guide vista la mancanza di un punto di appoggio utilizzabile. Dal 2016 grazie alla volontà del Cai Torino, e dopo un lavoro di 4 anni a porteriori, il rifugio è finalmente fruibile e la via normale inizia ad essere affollata come un tempo.  Ritornando alla nostra via, in aggiunta alle innumerevoli relazioni presenti in rete, mi sento di consigliare la salita per la Whymper Ridge (o Rochers Whymper), ovvero la via su cresta rocciosa percorsa dai primi pionieri per raggiungere le sommità delle Grandes Jorasses, meno esposta ai pericoli oggetti certamente, ma vista l’ora a cu si effettua la salità (molto presto, partenza alle 2.00 dal Rifugio) tali pericoli non sono così marcati. Lo sono invece al rientro per il riscaldamento del manto nevoso, in particolare il traverso che separa la cresta detta Reposoir e i Rochers è sottoposta a scariche di sassi, e la reputo ben più pericolosa del traverso che si fa in discesa sotto al serracco Whymper ormai caduto nel 2014.

I passaggi delicati su serracchi e ponti di neve precari da segnalare sono:

-Ponte di neve  prima del Reposoir,
-Ponte e serracco dopo il Reposoir (qui al ritorno ci siamo calati su corpo morto perchè la neve era veramente marcissima),
-Terminale per raggiungere i Rochers Whymper dopo il traverso.


Nel complesso la via ha un ampia sezione di arrampicata e disarrampicata su ottimo granito a blocchi , raramente instabili, con passaggi aggirabili che vanno dal II al V da affrontare in conserva assicurata con friend medi e cordini.