venerdì 26 febbraio 2021

Snowboard alpinismo: Cima Portule

Zona: Altopiano di Asiago
Dislivello: 700 m
Difficoltà: BSA
Partenza: Rif. Malga Larici
Discesa: pendio sud
Tempo: h 4.00

Il Portule è una muraglia bianca e maestosa che nasconde la vista del Lagorai e delle Pale di S. Martino a chi proviene da sud: un passo obbligatorio per ogni scialpinista veneto. Diverse sono le soluzioni per salirlo e discenderlo, la nostra scelta è ricaduta sull’effettuare un giro ad anello, più lungo degli altri itinerari di salita classici. Partendo dal Rif. Malga Cima Larici (ampio parcheggio) si passa per la vicina Cima Larici, si risalgono i pendii della ex pista da sci rimanendo in prossimità del piloni della vecchia sciovia. Raggiunta Cima Larici (2033 m) si segue in discesa la cresta fino alla Porta Renzola (1949 m) per poi risalire dalla parte opposta, sempre vicino alla cresta,  fino alla panoramica croce di vetta a 2313 m. Diverse le opzioni di discesa, da valutare in base all’innevamento e alla conformazione della neve: in sostanza se si rimane vicino alla cresta i pendii sono più facili, al centro parete è presente sovente una difficile cornice e tratto iniziale molto ripido (exit presente per superare la cornice), proseguendo verso sud si può scendere da una bella ed evidente dorsale con un livello di difficoltà intermedia. Il Portule prende sole fin dall’alba e la cima è molto ventosa, è quindi spesso probabile trovare neve dura e ghiacciata, per gli snowboarder mi sento di consigliare un paio di ramponi nello zaino e non aspettare troppi giorni dopo una nevicata. Raggiunta la base del Pendio, si prende la strada forestale verso destra che con pochi saliscendi permette di sciare fino a Malga Larici di Sotto. Da li risalire brevemente per strada asfaltata fino al punto di partenza.

 













Cascata Adrenalina, Val di Davenido

Zona: Val di Davedino
Sviluppo: 140 m
Avvicinamento: 40 min
Esposizione: N
Difficoltà: WI4+
Materiale: NDA

Cascata maestosa ma ancora poco conosciuta, posta esattamente di fronte all’abitato di Davedino: piccola ed amena frazione di Villalongo Col di Lana (BL). In base all’innevamento si raggiunge in auto l’abitato (consigliate le catene se inverno nevoso). Passare in mezzo alle case e proseguire lungo la valle in direzione N fino a raggiungere una traccia evidente che rimanendo sempre in costa senza perdere quota, attraversa il torrente e posta sull’altro versante della valle. A questo punto si scende la valle in direzione S senza mai perdere quota, si superano due canali valanghivi che scendono sulla destra, fino a raggiungere l’ultimo (corda fissa) che si risale interamente fino alla base della cascata.  La cascata si risolve con 3 tiri da 40/50 m, la prima soste dovrebbe trovarsi sulla nicchia a sinistra. Le altre soste su ghiaccio. Discesa in doppia su abalakov o dagli alberi sui lati (soluzione non verificata).










venerdì 19 febbraio 2021

Vajo Nord Spitz di Tonezza

Zona: Spitz di Tonezza
Sviluppo: 300 m
Avvicinamento: 35 min
Esposizione: N
Difficoltà: M5-60° 70°
Materiale: NDA

È ormai venerdì, dopo mille vicissitudini e imprevisti i programmi sembrano assestarsi per il fine settimana. Così mi sento con Paolo che era già d’accordo con Stefano per la salita del vajo nord dello Spitz di Tonezza, mi aggrego. Una volta imbragati si parte in discesa di fronte al tornante dove abbiamo lasciato l’auto nei pressi del P.so della Vena. Fortunatamente un paio di posti sono stati liberati dallo spazzaneve nei giorni seguenti alle nevicate. 

Scendiamo il ripido bosco in direzione della SP83 sommersa dalla neve e una volta raggiunta attraversiamo le tre gallerie verso est. Al termine della terza inizia la nostra salita, il canale valanghivo è ben compatto e in breve raggiungiamo l’attacco del vajo, caratterizzato da un enorme antro scuro. Alla base è già scesa una ingente quantità di neve, già consolidata e la sosta di partenza non è utilizzabile perché sommersa dall’accumulo; così a favore di sicurezza attrezziamo una sosta con un chiodo e un friend e che l’avventura abbia inizio. 

Parte Stefano che, con qualche esitazione, riesce a guadagnare i primi metri. Troviamo due chiodi abbastanza vicini: ora c’è il passo chiave. Un friend riesce a trovare il proprio posto e con un mix ben ordinato di movimenti il gigante buono riesce a raggiungere il chiodo poco sopra e ad infilarsi nella canaletta. Da li in poi la corda scorre veloce e anche io e Paolo, un po’ infreddoliti, diamo fuoco alle polveri. Paolo se la cava bene con le picche ma io preferisco affrontare il passaggio in arrampicata e riutilizzare gli attrezzi solo per agganciare lo scivolo ghiacciato dell’uscita. Il tiro termina su un chiodo datato, nonché anche la relazione originale invita a rinforzare la sosta. Così integriamo con due chiodi oltre a quello già presente, avendo un occhio di riguardo per chi passerà dopo di noi. L’inizio del secondo tiro è caratterizzato da un altro saltino, più breve del precedente e decisamente meno impegnativo e prosegue poi verso sinistra seguendo la lingua bianca ben compatta fino all’inizio del successivo canale. 

Cambio di regia, scambio di corde e si riparte per le ultime lunghezze che mi costringono a rimanere a sinistra del vajo per poter piazzare qualche friend sulla roccia; giungo così ad un punto dove si presentano tre canalette e quella da prendere è a destra, come la relazione riporta correttamente. Non avendo fittoni o corpi morti con me (che consiglio di avere) pianto qualche chiodo abbastanza aleatorio per poter guadagnare metri in quel restringimento più idoneo alla sosta (friend + chiodo, lasciato in loco). L’ultima lunghezza è la più semplice ma non in termini di proteggibilità, infatti il manto del fondo cambia e richiede delicatezza nei movimenti. Si giunge così a rivedere il sole, recupero Paolo e Stefano e dopo la canonica pacca sulla spalla ci rechiamo alla croce per bere un po’ di the caldo e gustarci il panorama. 

Per il rientro seguiamo le tracce ben visibili verso ovest fino alla strada di asfalto, nonché al tornante dell’auto. 

L’itinerario è breve ma richiede confidenza con gli agganci, in particolar modo sulla partenza. A detta nostra, e anche di altri, il grado corretto per i primi metri è di M5 e non M4 come da relazione originale. Consigliati fittoni, qualche chiodo universale e un paio di friend medio piccoli.

Ad ogni modo una bella avventura che ci ha fatto riassaporare il gusto di un ambiente isolato dove la natura sta furtivamente prendendo il suo tempo immersa in un freddo mare bianco.

Christian Confente









giovedì 18 febbraio 2021

Nuove cascate in val Revolto: Yankee Candle e Cascata di Malga Terrazzo

YANKEE CANDLE (1200 m)

Zona: Val Revolto, Vajo Nouchetal
Sviluppo: 55 m
Avvicinamento: 30 min
Esposizione: SE
Difficoltà: WI5 M4
Materiale: NDA
Formazione: molto rara

Accesso: da Giazza seguire per il Rifugio Revolto, al settimo tornante (Segnavia per Malga Terrazzo) proseguire un centinaio di metri e parcheggiare in uno spiazzo di fronte alla cascata che si trova sulla destra idrografica, poco più avanti si trova la Cascata dell'Acqua Fresca. Scendere il ripido pendio con prudenza il greto del fiume e guadare il torrente, risalire il cono valanghivo fino alla base della cascata.
Discesa: in doppia lungo la via e a ritroso sulla traccia di accesso. 
Note: proseguendo a piedi per il Vajo Nouchetal è presente un altro grande risalto di ghiaccio, che non risulta ancora salito.






CASCATA DI MALGA TERRAZZO (1500 m)

Zona: Val Revolto, Vajo dell'Orso
Sviluppo: 90 m + 100 m di canale
Avvicinamento: 40 min
Esposizione: W
Difficoltà: WI4-3
Materiale: NDA
Formazione: rara

Accesso: da Giazza seguire per il Rifugio Revolto e parcheggiare al settimo tornante (Segnavia per Malga Terrazzo). Risalire il ripido sentiero che costeggia il Vajo dell'Orso per stretti tornanti. Giunti alla base della grande Torre di Malga Terrazzo il sentiero taglia di netto il Vajo poco dopo un tratto in cui costeggia a sinistra una parete rocciosa. Entrare nel Vajo in questo punto e risalirlo interamente fino ad incontrare la prima colata nei pressi di un grosso mugo. L'accesso è il medesimo delle vie di roccia sulla Torre. Se il vajo fosse scarico di neve è possibile risalire il sentiero ed entrare più alti quasi in prossimità del primo risalto.
Discesa: scendere per il sentiero sul quale termina la via.











martedì 9 febbraio 2021

La escondida Val di Gares

Zona: Val di Gares
Sviluppo: 100 m
Avvicinamento: 30 min
Esposizione: S
Difficoltà: WI4
Materiale: NDA

Cascata di rara formazione. Sulla sinistra idrografica della valle, 500 metri prima del campeggio Lastei, ben visibile dalla strada. Si forma nel mezzo di un grande diedro di roccia rossastra. Primo tiro zoccolo di 30 m con sosta a spit sulla destra riparata nella nicchia, 3+. Secondo tiro su muro verticale e abbastanza delicato, con possibilità di rinviare uno spit sulla parete di sinistra, sosta a spit sulla destra, 30 m, 4+. Ultimo tiro, dapprima in canale nevoso e poi in candela all'interno di una volta rocciosa, usciti dal buco verso destra, si gira subito a sinistra per breve muretto e terreno facile. Sosta su albero, 40 m, 4. Discesa con due doppie per la via di salita. Prestare la massima attenzione ad eventuali festoni pericolanti sopra alla testa.








venerdì 5 febbraio 2021

Cascate di Ghiaccio a Cima Lobbia

CANDELE GEMELLE

Zona: Cima Lobbia
Sviluppo: 30 / 40 m 
Avvicinamento: 1.5 h
Esposizione: NW
Difficoltà: WI4-5
Materiale: NDA

Campofontana, monti Lessini veronesi, una frazione di Badia Calavena nella quale fino a pochi anni fa si poteva praticare solo lo sci alpinismo (quando nevicava..) e la mountain bike oltre che all’escursionismo. Negli ultimi anni ha visto un esplosione di nuove attività sportive con la nascita di ottime falesie (vedi falesia del Rif. Torla e falesia dell’ex campeggio); mancava solo il ghiaccio quindi per poter appagare un alpinista a 360°. Detto fatto, basta un po’ di freddo e un po’ di sana esplorazione che con un inverno particolarmente nevoso abbiamo scovato due nuove colate di ghiaccio in un settore quello del versante NW di Cima Lobbia poco battuto dai ghiacciatori perchè lontano, alto sulla val Fraselle e con un difficile avvicinamento.

Avvicinamento: esistono 2 soluzioni in base alla provenienza. Prima opzione. Dalla Val Fraselle. Parcheggiata la macchina al tornante di Giazza, si risale a piedi fino ad oltrepassare l’abitazione di Gisòul, dopo aver guadato il torrente si raggiunge la Capanna Forestale Vaizelù, da li abbandonare la carrareccia e seguire il sentiero 284 per 50 m per poi abbandonarlo subito risalendo prima per bosco ripido che via via diventa diventa più rado, le cascate sono ora visibili sul lato opposto della valletta. Seconda opzione. Da contrada Pagani di Campofontana. Seguire il sentiero per il Rifugio Torla, superato un cancelletto e giunti alle Malghe Lobbia sul lato sud del Monte Formica voltare a destra per raggiungere la località Ingroba, ex pista da fondo. Arrivati al limite del bosco oltrepassare il filo spinato e calare con attenzione la valletta sul versante della Val Fraselle fino ad arrivare in vista delle colate.


Candela di destra
Dalla sosta al riparo sulla destra salire lo zoccolo ghiacciato e successivamente la candela in verticale, rimontati sul canale soprastante la sosta su cordone si trova sulla sinistra. 30 m WI5. Calarsi in doppia o proseguire nel canale fino a sbucare sui prati di Malga Porto, Località Ingroba.


Candela di destra



I prati sotto malga Porto



Candela di sinistra

Candela più corta e facile della precedente ma con ghiaccio sottile.
L1: affrontare la colonna sul suo lato destro, in uscita è presente un chiodo sulla destra, sosta su cordone poco sopra sempre a destra. 25 m WI4.
L2: in base alle condizioni di innevamento si può affrontare il canale ghiacciato a sinistra che termina su mughi. Sosta da attrezzare. 15 m WI3. Discesa in doppia dalla via.


Le due candele gemelle


Secondo tiro


In rosso avvicinamento da Giazza, in giallo da Campofontana