martedì 10 dicembre 2019

Vajo Caure, Cresta dell'Obante e Vajo del Taglio

Zona: Obante, Piccole Dolomiti
Sviluppo: 200+200 m 
Tempo: 3 h
Esposizione: E
Difficoltà: PD
Materiale: picche e ramponi


Interessante e facile combinazione poco battuta dai vajisti, anche nei weekend di forte affollamento si ha la fortuna di non incontrare nessuno.
Dal passo di Campogrosso, superare il Giaron della Scala e raggiungere la base del Prà degli Angeli, risalirlo fino all’attacco del Vajo Caure, posto all’incirca a metà boale sulla sinistra idrografica (in alternativa risalire il Vajo Casara e traversare sotto le pareti verso sinistra fino all’attacco). Il vajo Caure presenta pendenze moderate all’imbocco, un facile ginocchio roccioso spesso coperto anticipa una netta deviazione verso destra, qui l’irraggiamento lascia spesso scoperti grossi massi di frana. Mantenere la sinistra che rimane più in ombra, attraversare sotto delle rocce esposte al sole che spesso scaricano sassi e terra, da qui risalire puntando la forcella che lo separa dal Vajo Invisibile. Proseguire nell’Invisibile fino a giungere in cresta.
Stando molto attenti alle cornici, percorrere tutta la panoramica e ventossa cresta dell’Obante, verso est, in direzione Prà degli Angeli. Al primo grosso intaglio è possibile calare per il Vajo del Taglio con pendenze costanti di 50°, solo prima di giungere nel circo glaciale basale è possibile trovare un ginocchio di roccia e ghiaccio a 80° da percorrere a ritroso in piolet. Da qui è possibile continuare a concatenare altri vaji della zona come lo Sbalchiero o il Rovescio dell’Obante, altrimenti scendere il Prà degli Angeli fino a raggiungere il sentiero di accesso.


Vajo Caure



Vajo Invisibile

Creste dell'Obante

Verso cima Posta e Cima Mosca


L'intaglio del Vajo del Taglio


Il tratto ripido del Vajo del Taglio

Prà degli angeli e Guglia Berti

Via dei Tre Pilastri, sapore classico ai Tessari

Zona: Tessari, Valdadige
Sviluppo: 310 m, 10 tiri
Tempo: 3-4 h
Esposizione: E
Difficoltà: 6a (V+obb.) S2-R1
Materiale: NDA


Il proverbiale fiuto di M. Brighente & Compagni ci regala questo nuovo interessante percorso di arrampicata in località Tessari in Valdadige, sempre più simile ormai alle Coste d'Anglone. Una successione logica di Pilastri sulla verticale-destra della Roda del Canal che termina sulla già conosciuta Bastionata del Talian e successivamente sbuca sul lato destro della storica Placca d'Argento (falesia, per chi non la conoscesse..) per terminare sul crinale superiore del Monte Cordespino. Il primo pilastro, detto della Resilienza, è stato aperto con Silvio Scandolara e, a parte il primo tiro, risulta abbastanza discontinuo e protetto interamente a fix. I tiri 3 e 4 si possono tranquillamente unire. La via cambia tono decisamente dal secondo pilastro, da qui in poi la via è stata aperta con Marco Canova e Matteo Marchetto, le protezioni miste chiodi/fix iniziano ad essere leggermente più distanziate e la qualità della roccia migliora molto. Anche l'integrazione può essere necessaria, ma con soli cordini su piante e clessidre: friends praticamente inutili. I tiri sul terzo pilastro regalano arrampicata aerea e tecnica, il passaggio originale in artificiale si può passare in libera abbassandosi di un metro sotto la sosta per prendere dei buchi per i piedi e realizzare così una lunga spaccata. Il tiro dopo il traverso sale per un facile canale molto lavorato e conduce alla Placca d'argento, qui si può scegliere se raggiungere la cima con un breve tiro di III oppure farmarsi ad arrampicare direttamente in falesia.

Avvicinamento:  Dal parcheggio sul prato in località Tessari di Rivoli Veronese salire per il sentiero CAI che conduce alle bastionate (Avalon, New Age, Leone di Nemea..), al primo tornante prendere il sentiero sulla sinistra con segnavia CAI (discesa della Roda del Canal). Traccia con ometti sulla destra in prossimità del ghiaione appena dopo una leggera discesa quasi in prossimità della Roda, sulla verticale dei pilastri qui ben evidenti. In alternativa percorrere una via sulla Roda del Canal, sul sentiero di discesa prima della leggera salita seguire delle evidenti tracce con ometti sulla sinistra in prossimità del ghiaione.


Discesa: Raggiunto il sentiero CAI sul crinale del Cordespino e seguendolo verso nord si raggiunge facilmente la traccia di discesa del Leone di Nemea che riconduce ai Tessari. Imboccato il vallone di discesa seguire solo  i bolli rossi ed evitare il bivio a destra per la Falesia del Talian, e il bivio a sinistra per la Falesia Lo Specchio.



Il ghiaione, già in vista dei primi due pilastri


La parete rossa sull'ex cava indica l'attacco


Secondo tiro


Grande placca del secondo pilastro


La grande placca del terzo pilastro

Il traverso chiave della via sul terzo pilastro


Il canale del penultimo tiro






mercoledì 30 ottobre 2019

Bacio della Morte, prima ripetizione

Il Bacio della Morte è una via di artificiale di concezione moderna, aperta a più riprese dal basso nel rovente Agosto 2018 da Matthias Stefani e Matteo Bertolotti: 100 metri e 5 tiri che però non devono lasciar intendere che si tratti di una via "breve". Supera l'evidente tetto posto al di sotto dell'abitato di Foppiano in Vallarsa, a pochi chilometri da Rovereto (TN). Tetto con la caratteristica di essere interamente fessurato diagonalmente dal punto più profondo fino al suo margine destro, questa è la particolarità che ha spinto lo sviluppo di questo particolare percorso con lunghi sessioni su bat holes e friends.
Un nome certo poco rassicurante per i più scaramantici, nato da una spiacevole situazione verificatasi in fase di apertura, per fortuna senza conseguenze. Parete che infonde timore tanto ai climber quanto ai locals per un grave incidente avvenuto ad un boscaiolo molti anni prima dell'apertura della via. Tentativi di ripetizione sfortunati con cliff che escono e saltano in faccia, fortuosi voli su talon che slabbrano i fori effettuati sulla tenera roccia di concrezione.. forse tutto queste storie hanno contribuito a tener ben alla larga i ripetitori per più di un anno, fino ad oggi, Ottobre 2019.


BACIO DELLA MORTE, UNA VIA PER TORNARE ALLE ORIGINI


Talune volte è solo questione di determinazione oltre ad una buona dose di passione e amicizia. Le ragioni che ci muovono verso nuove avventure a volte sono primordiali, risiedono dentro di noi, proprio nel profondo. In certi momenti serve lasciarsi portare dall’avventura.

“Parete dei sospiri”, “Bacio della Morte” non sono nomi che incutono la massima serenità e rilassatezza a dirla tutta, ma non ci siamo fatti intimorire; c’era brio fin da subito nell’aria, le notti precedenti alla nostra ascesa sono state caratterizzate da molteplici pensieri, un cocktail di paure, ignoto e viaggi mentali.
Abbiamo salito questa via in un paio di riprese, traendo vantaggio dalle puntate vissute sui tiri già guadagnati con tanto sudore. La prima uscita la si può considerare esplorativa, abbiamo trascorso lunghi momenti di meditazione sui cliff e sui friend.. poi, una volta attaccato il secondo tiro, lo sconforto ha avuto la meglio. Un volo a testa su cliff ci ha più che convinto a desistere… proviamo a rifare il bat con il pianta-spit ma la posizione è proibitiva e rimanere sull’ultimo scalino della staffa con entrambe le mani occupate è impossibile, non si passa.  La via ci respinge. Una volta a casa entrambi dobbiamo fare i conti con l’amarezza, non abbiamo pace. Così si prova a riprogrammare la prossima, la fiducia tra di noi non manca ma la collezione di notizie negative non ci rincuora affatto; siamo quasi convinti che ci sia qualcosa di misterioso attorno a tutte queste vicende, le menti iniziano a vagare. La volta successiva abbiamo attrezzatura più adeguata, rifacciamo il bat slabbrato la prima uscita, riusciamo a terminare la lunga serie di cliff, poi finalmente le rinviate sicure, il grido liberatorio, poi ancora i cliff, è un duello tra equilibrio ed irrazionalità, tra la mente ed il cuore. Avanzo ancora ed arriviamo a S2 ma logorandomi le energie e facendo fatica a tenere a bada la testa, come a domare un toro impazzito. Ora siamo sulla seconda sosta, troppe ore per percorrere L1 e L2, si torna a casa, un po’ delusi, un po’ vincitori lasciamo una fissa perché vogliamo tornare! Mescoliamo le sensazioni di questa giornata verticale e ancora una volta pensiamo alle date, all’attrezzatura, alla volontà, agli episodi… poi il meteo positivo e l’adrenalina ancora viva dall’ultima uscita, il dente levato per quella calata. Ritorniamo, risaliamo la corda con le jumar fino a S2, recuperiamo il saccone pieno di attrezzatura e di determinazione. Si parte per il lungo trip sul tetto, Manuel rivive la stessa sensazione di instabilità dei cliff precedenti. Delicatamente ogni friend prende la sua posizione e viene caricato, e passo dopo passo, un sospiro dopo l’altro Manuel giunge alla rinviata sicura e di li a poco alla sosta. Un urlo dilaga nella vallata. Mi preparo, scanso i pensieri, parto determinato. Inizia la danza dei friend, si sentono rumori, scricchiolii, poi tutto si consolida; poi la danza ricomincia fino al friend successivo in un vortice di emozioni indescrivibile. Le gambe penzolano nel vuoto e il livello del tetto mi guarda negli occhi dritto come a dirmi qualcosa. Me la godo, penso al peso, alla gravità, cerco la posizione migliore per rilasciare la protezione precedente, poi ancora scricchiolii…brividi. La testa rimane al suo posto, ora ci sono gli spit, posso raggiungere Manuel in modo più agevole, nonostante la prospettiva e l’esposizione non smettano di pomparmi adrenalina nelle vene. Ci ricompattiamo su S3. Apriamo il libro di via: la prima! Le sensazioni e le lezioni prese nei tiri precedenti unite alla convinzione che ormai il viaggio sia quasi giunto alla fine mi fa piazzare con sicurezza i cliff successivi ed arriviamo alla penultima sosta e poi alla fine di questa avventura. Ora, più che mai, sembra che il tempo e le dimensioni siano distorte, sembra di vivere un déjà-vu. Arriviamo alla macchina, stappiamo la birra e beviamo un grappino. Alla nostra! 
Abbiamo fatto questo breve ma lungo viaggio grazie alla volontà e all’amicizia. Legati in cordata ma al contempo dentro a noi stessi, con la consapevolezza di esserne arrivati in fondo, alle nostre origini.


C. Confente












mercoledì 9 ottobre 2019

Vegetable, Pian della Paia

Zona: Pian della Paia, Pietramurata
Sviluppo: 300 m
Tempo: 4 h
Esposizione: E
Difficoltà: VI, V+ obb.
Materiale: NDA

Via storica del Dain, aperta dalla cordata Baldo, Croaz, Massarotto nel 1981. Attrezzatura sufficiente con chiodi e cordini per la ripetizione e necessita di integrazione nei tratti più facili. Molti cordini vetusti e da sostituire con i propri, alcune soste non presenti ma da attrezzarsi comunque sui lecci in loco. La via dal nome dice tutto, i primi due terzi nonostante la vegetazione presentano tratti su roccia ottima e compatta ma purtroppo gli ultimi due tiri si insinuano dapprima in una fessura terrosa e poi dentro un canale-camino molto friabile, specialmente in uscita non bisogna rimuovere massi che altrimenti investirebbero il compagno. Noi stessi ne abbiamo disgaggiati alcuni assieme a delle piante secche che impedivano l’uscita diretta. Per amanti della storia e tecnici del rumego-friabile.









lunedì 23 settembre 2019

Via Crucis, Salto del Faraone

Zona: Tessari, Salto del Faraone
Sviluppo: 140 m
Tempo: 3 h
Esposizione: E
Difficoltà: 7a A0 5c obb.
Materiale: singola, cordini


Tutti l’avevano addocchiato, è il punto debole del Salto del Farane, 8 metri aggettanti ma ben lavorati a canne che permettono di vincere la grande Onda lunga che si infrange sulla Valdadige ai Tessari. Vedovelli & Giarola l’hanno finalmente chiodato e sistemato e ne è uscita la via Crucis ora percorribile senza tante paturnie da grado vista l’abbondante presenza di Fix nei due tiri chiave. La via è conpresa tra la Via dell’Onda Lunga (artificiale) e la storica via dell’Obbiettore, bolli blu per individuare e superare lo zoccolo, targhetta metallica all’attacco. Terminati i due tiri duri la parte superiore risulta alpinistica e con qualche cordone ad indicare la via, portarsi quindi un minimo per integrare nel caso si esca fuori via, attenzione ai massi instabili che possono essere ancora in logo nonostante il lavoro di pulizia e disgaggio.



Tiro 2 con un singolo di 6b



In uscita dal tiro 3 con il buio



giovedì 19 settembre 2019

Stella Cometa, Prima Torre delle Giare Bianche

Zona: Sengio Alto, Piccole Dolomiti
Sviluppo: 270 m, 9L
Tempo: 4 h
Esposizione: E
Difficoltà: IV-V (1 passo di VI)
Materiale: NDA


Interessante itinerario aperto nel 2015 sulla Torre delle Giare Bianche che si sviluppa tra le più famose “Alba Nueva” a destra e “Le ricette di Elena” a sinistra. Attacca nel punto più basso dello zoccolo proprio all’interno del vajo (disegno su sasso) e raccorda una serie di bei diedri e placche alternati a tratti erbosi in stile “Piccole” fino a giungere ai tiri finali decisamente più interessanti. Molto entusiasmanti il tiro 6 (Chiave) e il tiro 8 dove un intelligente virata a sinistra evita il sormontarsi con Alba Nueva per prendere una sezione di roccia continua e sana. Non vi sono particolari problemi di orientamento in via, basta seguire i chiodi artigianali. Discesa con doppia di 30 mt e successiva risalita al sentiero di arroccamento seguendo i numerosi ometti.




Uscita del primo tiro

Secondo tiro

Penultimo tiro, il più bello


Uscita in vetta