Sviluppo: 190 m
Esposizione: Est
Difficoltà: V+ A2
Protezioni: golfari, spit, chiodi
Materiale: singola, rinvii, friends, staffe
Apritori: Brighente, Confente, Gianesini, Leorato, Sganzerla
Avvicinamento: da Tessari proseguire verso Nord in direzione della falesia della Grattugia, oltrepassarla con un saliscendi fino a sotto i grandi tetti, l’attacco è sulla sinistra del sentiero nei pressi di uno slargo panoramico formato da rocce montonate.
Tiro 1:
salire facilmente lo zoccolo, chiodo grigio un pò nascosto sopra ad un muretto poi fino alla cengia e traversare a destra. Sosta su clessidra con cordone. 1 chiodo, 20m, V p.
Tiro 2:
verticalmente su terreno facile fino alla partenza dei fix che indicano l’inizio dell’arrampicata artificiale. Sosta a fix + fix anello sotto il tetto. 25 m, IV, A1.
Tiro 3:
si supera il tetto a soffitto attrezzato con golfari Ø8 fino alla sosta su piccola cengia esposta oltre il ciglio. Sosta fix + fix anello. 20 m, A2 (12 rinvii).
Tiro 4:
con traverso ascendente verso destra si supera il muro strapiombante fino a raggiungere le placche appoggiate sommitali, poi marcato ma breve diedro fino a sotto una pianta. Sosta fix + fix anello. 30m 6b/A1, A2, V+, IV (14 rinvii).
Tiro 5:
continuare inizialmente sulla verticale nella prosecuzione del dietro, tenere margine dx, dopo la pianta, 1 chiodo, per poi obliquare leggermente a sinistra facendo attenzione ai grossi blocchi instabili. Sosta su grossi lecci + cordone. 30m, IV, II.
Tiro 6:
traversare a destra (attenzione ancora massi instabili) per poi puntare ad una placca evidente che si percorre verso sinistra, 1 chiodo a metà per poi arrivare ad un ampio slargo. Tiro facilmente integrabile con clessidre, friends e nuts. Sosta a fix + fix. 40m, II, IV, III, II.
Tiro 7:
in verticale su placca lavoratissima, poi si traversa facilmente verso sinistra su calcare affilato, poi ancora in verticale in un pertugio nel boschetto di lecci. Comoda cengia ed ultimo passaggio in verticale fino alla sosta nel pianoro superiore. Sosta fix + fix. 40m, IV, III, IV.
Discesa: Salire slegati per facili risalti, attraversare verso destra e seguire i bolli rossi che conducono, attraversando una radura, al sentiero di discesa verso Sud.
Il libro di via, in comune con gli altri percorsi della parete, si trova appeso ad un albero attraversanto tutto a destra per una ventina di metri al termine della via, prima della radura che conduce al sentiero.
di Christian Confente
Gennaio 2018. Instancabile, Mario non riesce a stare fermo un attimo, dopo aver terminato balla Sui Buchi scrutando i tetti dell’imponente parete del Salto del Faraone realizza un pensiero di innovazione. Vede i tetti non come un ostacolo bensì come un’opportunità di creare qualcosa assieme ai colleghi della Valdalpone che da qualche periodo si stanno cimentando nell’acrobatica disciplina delle staffe e della sfida con la gravità.. in pochi parole questo settore offre una partenza arrampicabile, una sezione superabile in artificiale sotto ad un tetto molto suggestivo, uno strapiombo ed infine la parte superiore nuovamente in “libera”. La via viene completata in più riprese, una prima uscita di Mario per sbrigare i tiri sottostanti fino all’attacco del tetto, una seconda con Simone e Manuel che lavorano duramente fino a più di metà del tetto, ed una terza nonché penultima giornata di lavoro che vede all’opera Lino e Christian. Quest’ultima puntata inizia in una giornata che, secondo le previsioni meteo, sembra essere una piccolissima finestra di bel tempo in un susseguirsi di colpi di coda dell’inverno che non ha intenzione di terminare. La prima parte la troviamo molto scivolosa ma con calma riusciamo a raggiungere l’inizio del tetto che, comunque, gocciola un po’. Siamo ben motivati e preparati grazie ad un’analisi puntuale fatta da sotto riguardo i riferimenti della parete, una volta appesi sotto al tetto ogni elemento visto, memorizzato e analizzato prima è vitale per non ciccare l’obiettivo. È la prima uscita di chiodatura in artificiale, le nozioni e i metodi sono chiari, ora c’è l’esame pratico! Già dai primi golfari le gambe e gli addominali iniziano a gridare aiuto: lavorare a sbalzo con la gravità che non ti molla un attimo pian pianino esaurisce presto le energie. Ciò nonostante arriviamo alla sosta prevista, dopo lo strapiombo.
Quindi Lino raggiunge la sosta oscillando sulle staffe come un bimbo con un sorriso che collega le orecchie. Il tiro successivo è su un costante strapiombo verso destra, interrotto all’inizio da alcuni cambi di pendenza, probabilmente “liberabili” su una roccia che si offre moltissimo in termini di appigli e lavorazioni calcaree. Spit dopo spit Lino arriva quasi alla fine dello strapiombo e, come stabilito con le gambe a terra, arriva a pochi metri dalla placche che ci porterà alla sezione arrampicabile di via. Domenica 8 aprile Simone e Christian si dirigono all’uscita della via dell’Obiettore, percorsa da Manuel e Mario il giorno precedente, e riusciamo a calarci fino alle ultime protezioni del tiro in strapiombo; percorrere tutta la parte in artificiale sotto ci porterebbe via troppo tempo. Quindi dopo aver recuperato le corde continuano dal basso per avere una lettura più fedele delle linee e piazzare le protezioni al punto giusto. Le difficoltà sono contenute ma il passaggio dall’artificiale alla libera regala sempre qualche brivido. Il tiro successivo è molto facile ma richiede di “tastare” sempre la roccia in quanto spesso sono presenti numerosi massi appoggiati abbastanza grossi. Il penultimo e ultimo tiro, invece, sono caratterizzati da placche appigliatissime ma altrettanto affilate che danno spesso modo di proteggersi con protezioni veloci.
sicuramente da ripetere
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