"Di uccellini e uccellacci ne abbiamo visti tanti nelle nostre scorribande verticali in Valdadige..ma scalare in Valle con i gridi dei gabbiani probabilmente lo si può provare solo in Chiusa.."
Da tempo facevamo l'occhiolino, passandoci sotto in auto, a questo grande e logico diedro sulla paretona di Volargne: unico punto debole di questa parete così repulsiva e al contempo il maggior sviluppo essendo il suo andamento diagonale. L'unica cosa che ci ha sempre bloccato? La rigogliosa vegetazione presente: dei veri e propri giardini pensili; fino a quando i tempi non sono stati maturi per rompere gli indugi. La via è prettamente alpinistica ma ben protetta, aperta nella primavera-estate 2023 dal basso in più riprese da Christian Confente, Manuel Leorato e Riccardo dalla Brea; le protezioni sono clessidre e chiodi, fix utilizzati solo nei punti di sosta e su L7 non chiodabile in sicurezza altrimenti. Arrampicata sul calcare oolitico tipico della sponda sinistra idrografica della Chiusa di Ceraino, la roccia è discreta nelle prime 2 lunghezze nonostante la meticolosa pulizia può risultare umida dopo pioggie recenti, poi man mano che si sale la qualità migliora fino ai muri compattissimi degli ultimi tiri.
"Cocai" è il nome onomatopeico con cui vengono chiamati i gabbiani in dialetto veneto, questo nome in omaggio alla loro presenza che ci ha sempre accompagnato durante le giornate di apertura, altro unicum di questa bellissima gola nella parte più meridionale della Valdadige: la coesistenza di gabbiani e camosci a distanza di pochi chilometri in linea d'aria.
Accesso: parcheggiare nell'ampio parcheggio sulla destra della chiesa di Volargne (fontana per acqua). Scendere sulla pista ciclabile che costeggia l'Adige (Ala di Marmo). Percorrerla verso nord per 500 m ed entrare con attenzione dentro ad un grande tubo di scolo-sottopassaggio sulla destra aiutandosi tenendosi al parapetto, attenzione. Risalire il ghiaione verso sinistra e seguire gli ometti sotto parete, oltrepassato l'attacco del Colpo dello Scorpione seguire un sistema di cenge sotto parete che porta da una rampa con fettuccia blu corrimano che indica l'attacco della via nei pressi di una rampa-diedro. 15 minuti.
Relazione:
L1: Rampa-diedro fino a sostare su grosso albero. Roccia delicata. 20 m IV
L2: Rimontare il leccio, traversare verso destra fino a prendere la rampa, risalirla con passi su placche e un diedrino fessurato fino a sostare su piccola cengia. 30 m III-IV.
L3: Ancora su rampa ascendente sotto alla larga fessura e con brevi risalti fino a sostare su comoda cengia erbosa. 20 m III-IV.
L4: Placca tecnica ascendente dove compare qualche goccia fino al suo termine dove si trasforma in un camino verticale, risalirlo (cordoni). Sosta su piccola cengia rocciosa. 25 m V+.
L5: Attraversare a destra e rimontare la placca tecnica verticale fino al boschetto, sosta sulla sinistra. 20 m VI (1 passo).
L6: Traversare la cengia verso sinistra, risalire un breve diedrino fessurato che conduce ad un ampio e facile camino abbattuto, sosta sotto al grande camino nei pressi di un fittone. IV-III, 20 m
L7: Risalire il camino sfruttando la liscia placca di sinistra (5 fix). All'uscita rimontare dei massi incastrati (Attenzione!) e sostare su una cengia sulla destra. 20 m 6a.
L8: Seguire la lama a dulfer di IV+ (cordoni) oppure la bella placca sulla destra V+ (cordini e 1 chiodo). 15 m totali, sosta su pulpito panoramico (fix + fittone)
Discesa: Rientro in doppia dalla via possibile da tutte le soste con brevi calate, l’ultima evitabile calandosi da S2 direttamente a terra (mezze corde). S8-S6, S6-S5, S5-S4, S4-S2, S2-Terra. Possibili anche 3 calate rapide fuori via, che si prendono dalla cengia che va verso destra da S5, la prima delle quali strapiombante: moschettonarsi (presente un cordone e un chiodo).
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