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martedì 10 ottobre 2023

Palestra di Stallavena: tra vie storiche e multipitch

Tra poco più di un decennio la "Palestra" delle palestre veronesi, laboratorio dell'alpinismo e dell’arrampicata sportiva locale compirà 100 anni. Un secolo dalle prime esplorazioni alpinistiche: le salite con chiodi e staffe che venivano sistematicamente schiodate dopo ogni salita fino ai moderni monotiri sportivi con spit e catene fissi nella roccia. Approfondiamo quindi la sua storia e i protagonisti troppo spesso ignorati dai moderni frequentatori, cercando di sintetizzare in una chiara timeline i nomi dei protagonisti e il periodo storico di apertura delle vie. Se già snocciolate un po’ di storia dell’alpinismo oppure semplicemente facendo dell’escursionismo avete bazzicato sul Monte Carega o sul Monte Baldo troverete una certa familiarità con molti nomi..e ciò non dovrebbe sorprendervi. 

La Longa (70 m 3L 4c)

LE VIE STORICHE E I PROTAGONISTI

Il resoconto cronologico che segue è un estratto dell’introduzione della guida “Stallavena, palestra di arrampicata” di Beppo Zanini pubblicata nell’ormai lontano 1987. Gli eventi, dagli albori delle prime esplorazioni, terminano nell’anno di pubblicazione della stessa guida, da allora ad oggi sono passati altri 30 anni, quindi manca un ulteriore pezzo di storia moderna della nascita dell’arrampicata sportiva ad oggi. Ma comunque non correremo il rischio di escludere nessuno perchè gli astri che ancora brillano (e hanno fatto scuola)  fanno la comparsa esattamente negli ultimi anni citati. Vediamo dunque come si sono svolti i fatti nell’età ormai “classica” della falesia.

1935. Alberto De Mori con i Ragazzi delle Giovane Montagna inizia l'esplorazione delle "Senge del Castel" così erano chiamate. Il bosco non c'è ancora, è tutto brullo e si parte da Stallavena nei pressi del monumento ai caduti.

1940. Angelo Poiesi apre dal basso:  Diedrino, lo Spigoletto, la Longa, l'Obiqua e lo Spigolo Giallo.

1950-60. Milo Navasa CAAI & compagni (tra i quali Franco Chierego e Claudio Dal Bosco CAAI) aprono dal basso: lo Sperone, Pulpito, Albero, Ferratina (attenzione: la prima via aperta con l'uso di mezzi artificiali), Gran Diedro, Verona, Gialla, Firenze, Diedro Giallo, Peruviana.

Giancarlo Biasin CAAI apre la Dulfer. Funambolica è la sua discesa faccia a valle dell'Obliqua.

1975-77. Franco Sgobbi apre la seconda lunghezza di Squaqquacciò, poi la Placca Sgobbi e Chiodi Neri. Per primo, in questa sede sia chiaro, ha l'idea di lasciare in parete chiodi "buoni" per favorire le ripetizioni sia come qualità della scalata e per più allenante quantità.

1977-78. Silvio Campagnola CAAI e Gino Seneci aprono Indiani e Ada

Lo stesso Campagnola sosteneva che "..nell’ambiente veronese il cambiamento dall’ottica alpinistica a quella della falesia fosse avvenuto in coincidenza dell’attrezzatura delle calate in moulinette a Stallavena, che di fatto avevano soppresso anche quella breve camminata per tornare alla base, durante la quale i compagni di cordata si parlavano scambiando le impressioni."

1978-80 Compare il Gruppo dei Nani, movimento nato dal GASV: vera esplosione gioiosa e dissacrante dell'attività alpinistica tra i giovani veronesi nonché contributo fondamentale alla stampa della prima guida della falesia

Bruno Bettio apre i 7 nani, la Peuterey e Alce Nero. Il nuovo mattino di Stallavena: da questo periodo viene progressivamente abbandonata la chiodatura dal basso mista libera-artificiale a favore della ripetizione leggera e sicura con le protezioni fisse in loco.

1980-83 Periodo di stasi della palestra, viene chiodata Famiglia Felice, la prima via aperta dall'alto

1984-87 Gianni Rodighiero apre Placca Fredda, Gianni e Fafifurni

Franco Perlotto apre Delise Brut

I fratelli Nicola ed Emanuele Sartori aprono Anatomic, Orzowall, Alcazar, Messaggeri del Teschio, Apprendista Stregone introducendo sempre più il concetto sportivo nell'arrampicata

Bepo Zanini apre una trentina di nuovi itinerari e riattrezza tutta la falesia per renderla più versatile e sicura con il contributo della Scuola di Alpinismo Priarolo.

2000 Silvio Campagnola CAAI apre "Arrivederci by Silvio"  l'ultima sua, aperta dall'alto la primavera prima di morire; "arrivederci" perché era consapevole che avrebbe dovuto lasciarci di lì a poco a causa della sua malattia. Significativo il fatto è accanto alla via "Amici del Minazio", e lui del Vallon delle Lede sulle Pale dove apputto si trova il famoso Bivacco è stato il più grande conoscitore e appassionato.

Silvio Campagnola

Claudio Dal Bosco


Giancarlo Biasin


Franco Perlotto

LE VIE A PIU’ TIRI

Vediamo ora di guardare con altri occhi la falesia, non più come una palestra ma come una parete come la vedevano i pionieri, dove allenarsi su vie con roccia ottima in ottica di preparazione alle più ambite salite dolomitiche, quindi con le vie a più tiri. Questo elenco potrebbe tornare molto utile a direttori di corsi del Cai per riscoprire la parete in ottica didattica non solo per quanto riguarda l'arrampicata sportiva ma anche per la gestione dei tiri in ambiente. Li elenchiamo di seguito, con alcuni nostri appunti per la ripetizione.

  1. SPIGOLETTO (A.Pojesi) 25 m 2L 4a (Settore Spigoletto). Arrampicata elementare su roccia molto lavorata, il secondo tiro molto corto si trova 5-6 metri sopra alla sosta con catena (da lì è presente una sola protezione, portare eventualmente un friend). Sosta su 2 golfari.

  2. PLACCA FREDDA (G.Rodighiero) 30 m 2L 6a+ (Settore Ferratina)

  3. GRAN DIEDRO (M.Navasa)  30 m 2L 5b (Settore Ferratina). Uno dei diedri più estetici della falesia di Stallavena, purtroppo la partenza in dulfer è diventata untissima, sopra migliora. Come sempre su questa parete il secondo tiro è sempre corto. L'ultima sosta è appesa, conviene quindi sostare sulla staccionata soprastante e rientrare a piedi.

  4. LA PROVA 27 m 2L 5a (Settore Palestrina)

  5. DIEDRINO ALTO, 27 m,  2L 4a (Settore Palestrina)

  6. PRIAROLO 22 m 2L 4a (Settore Palestrina)

  7. DIEDRINO 28 m 2L 4a (Settore Palestrina)

  8. LA LONGA (A.Pojesi) 70 m 3L 4c (Settore Longa). Via simbolo della Palestra e l'unica che merita di essere chiamata "via lunga".  Identificata da un bollo giallo sull'estrema sinistra del settore, si snoda ora tra gli spit dei monotiri, seguirla ora è facilitato dalla colorazione gialla delle piastrine. L1: placca atletica verticale sosta su pulpitino, 4a. L2: salire brevemente poi iniziare il lungoo traverso prima in discesa e poi in salita (rinviare le soste), la sosta si trova leggermente in basso, 4b. L3: risalire tutto il verticale camino giallastro, sostare comodamente sul terrazzo erboso soprastante, 4c. Discesa con una doppia da 50 m o meglio con 2 più corte.

  9. QUANDO IL CIELO NON È PIÙ BLU 38 m 2L 5b (Settore Longa)

  10. MEDITATE GENTE  38 m 2L 5c+ (Settore Longa)

  11. MICKEY MOUSE 36 m 2L 6a+ (Settore Albero)

  12. ALBERO 50 m 2L 5c (Settore Albero)

  13. KAMIKAZE 29 m 2L 6c+ (Settore Albero)

  14. SQUAQQUACCIÒ 40 m 2L 5c+ (Settore Squaqquacciò)


In conclusione, riflettendo sul percorso affascinante e ricco di storia della Palestra di Stallavena, possiamo affermare che questa falesia rappresenta molto più di un luogo per praticare l'arrampicata sportiva. È un patrimonio vivente dell'alpinismo locale, un tesoro di esperienze e sfide che attraversa decenni di evoluzione e passione.


Ogni via, ogni chiodo piantato nella roccia, porta con sé un pezzo di storia, un ricordo di un'alba alpinistica, di un'impresa audace o di una conquista personale. Gli alpinisti e gli arrampicatori che hanno lasciato il loro segno su queste pareti hanno plasmato un legame indissolubile tra l'uomo e la roccia, tra la sfida e la gratificazione.


Quindi, quando vi avventurerete su queste pareti, immaginate i volti determinati di coloro che vi hanno preceduto, sentite l'energia delle loro imprese e onorate il loro spirito intraprendente. Che siate principianti desiderosi di imparare o arrampicatori esperti alla ricerca di nuove sfide, la Palestra di Stallavena sarà sempre più di una semplice falesia: sarà un luogo dove il passato si intreccia con il presente, dove la storia continua a essere scritta con ogni passo, ogni presa e ogni salita.


Quindi, prendete questa eredità preziosa, custoditela con cura e continuate a arrampicare con rispetto, gratitudine e una profonda consapevolezza delle radici profonde da cui siete cresciuti. Che la vostra avventura sulla roccia sia illuminata dalla conoscenza del passato e ispirata dal desiderio di creare un futuro altrettanto straordinario. Buone arrampicate!


Manuel Leorato

domenica 8 ottobre 2023

Parete N del Cornetto - Via degli Istruttori (VI-, 285 m, V+ obb.)

Zona: Cornetto (Piccole Dolomiti)
Sviluppo: 285 m
Esposizione: N
Tempo: 4-5 h
Difficoltà: IV (VI- 2 passi)
Discesa: a piedi
Materiale: qualche friend medio-piccolo, cordini

La via è stata individuata e aperta da Manuel Leorato, Paolo Schiavo e Christian Confente con il successivo aiuto nella fase di attrezzaggio e pulizia degli aspiranti istruttori della stessa scuola quale occasione di esperienza formativa inusuale per questi tempi. E’ stata quindi dedicata a tutti gli istruttori in attività della Scuola di Alpinismo della sezione CAI di Montecchio Maggiore senza i quali grazie alla loro opera di volontariato a testa bassa, nonostante critiche e polemiche, non sarebbe possibile l'insegnamento genuino dell'alpinismo e la cultura dell'andar per monti in sicurezza.

L'idea che ha mosso l’apertura di questa linea è il raggiungimento del bel pilastro che domina centralmente la testata del Vajo Horn Eitzen, l'incisione che taglia la parete nord del Cornetto, senza tuttavia dover risalirlo. Ne nasce così un itinerario che dopo il primo tiro su belle placche si sviluppa con due tiri di traverso ascendente su roccia prima discreta e poi compatta. Raggiunta una banca ghiaiosa si supera un bel camino aggettante (variante possibile per evitarlo se bagnato) e successivamente tramite un trasferimento si giunge alla base del bel pilastro che con percorso lineare in 4 lunghezze conduce al sentiero di arroccamento poco sotto alla Cima. La via è a percorrere in periodi secchi ed asciutti.

Accesso: risalire la ferrata del Vajo Stretto e successivamente svalicare per tracce sulla sinistra idrografica nel Boale dei Vaccari, da li seguire in discesa le indicazioni per il vajo delle Ombre (attacco Cresta dei Baranci), oltrepassarla passando prima dall'attacco della via Bel Cornetto e poi per la targa Federico Canova, dalla targa attraversare il Vajo Horn Eitzen fino a raggiungere la sua costola sinistra idrografica (nome alla base). Più in basso e a destra attaccano le via Incastri disastri e Ci Piaccion le fessure. Come seconda opzione, più faticosa ma più rapida, risalire interamente il Boale dei Vaccari, arrivati all’ampio circo glaciale oltrepassare gli attacchi della Cresta dei baranci e di Bel Cornetto, dalla targa Federico Canova attraversareil vajo Horn Eitzen fino all'attacco della via. Tot. 1.5 h

Descrizione:

L1: Verticalmente per bei muretti fino a sostare a sinistra del mugo su 2 clessidre. 6cl 2 ch 25 m IV
L2: Traverso a sinistra, prima detritico poi in leggera discesa, la roccia diviene compatta quindi passo in placca poi risalire una fessura, sosta a chiodi sopra allo spuntone. 5 cm 4 ch 30 m IV+
L3: Ancora in facile traverso, oltrepassare un canale poi placca tecnica fino a rimontare la banca ghiaiosa dove si sosta. Allungare bene le protezioni. 6 ch. 40 m IV+
L4: Verticalmente su placca (chiave) fino ad arrivare nel camino che si risale fino al suo termine, sosta sulla destra. 4 ch, 2 cl 20 m VI-
VARIANTE: in caso di camino bagnato dopo i primi 2 chiodi si traversa nettamente a sinistra (sprotetto, usare spuntone) fino ad un primo chiodo, risalire quindi la fessura fino al termine poi per roccette erbose verso sinistra si raggiunge la sosta alla base del pilastro. 30 m VI.
L5: Trasferimento in traverso verso sinistra, poi in discesa fino alla sosta sulla base del pilastro. 2 cordoni su mugo. 30 m.
L6: Risalire le facili roccette fino a superare una strozzatura, spostarsi a sinistra su spigolo, si supera una placca tecnica e si sosta poco sopra. 30 m V-
L7: Si continua sullo spigolo fino ad entrare in un camino che sbuca su ampia cengia. Libro di via. 25 m IV+
L8: Aggirare lo spigolo a sinistra poi risalire un caminetto (chiodo nascosto), poi per muretti stando sempre sul filo dello spigolo fino a sostare su mugo. 3 cl. 2 ch. 1 nut incastrato. 30 m IV+
L9: Rocce elementari con brevi risalti purtroppo disturbati dall'erba fino al sentiero di arroccamento, sosta da attrezzare su masso in mezzo al sentiero. 2 cordoni, 3 chiodi. 50 m III
VARIANTE di uscita Menegardi: attraversare il vajo in orizzontale verso sinistra fino alla base del pilastrino che si risale fino ad uscire sulla punta della piccola torre, antistante al sentiero.

Discesa
: seguire il sentiero di arroccamento verso sinistra faccia a monte fino alla sella dell'Emmele e poi in discesa fino alla strada del Re, oppure dalla Sella dell'Emmele scendere più direttamente per la ferrata del Vajo Stretto.