Pagine

lunedì 31 agosto 2020

Via Elviro, covolo della Val Gadena

Fine agosto, le previsioni meteo mettono acqua, o meglio diluvio. Arrampicare all’aperto è impossibile, a meno che non ci si rifugi sotto ad un bel tetto. Era da giugno, data di apertura, che attendevo un giorno così, una giornata dove fuori non puoi fare nulla ma qui la realtà è diversa. L’ambiente è magico, Il Covolon della Val Gadena è un luogo selvaggio che sembra essere rimasto tale dall’era dei tempi. L’ampio arco è ampio, enorme, accogliente. All’ingresso lo sguardo non può vincere la curiosità di guardare in alto e in fondo a questo spazio gigantesco, percorso per tutta la sua lunghezza dal mitico Umberto Marampon nel ’94.

Mi era giunta notizia che a giugno era stata creata una nuova linea di artificiale da parte di tre membri del CAI di Camposampiero (PD) e la curiosità ha fatto il resto. Da molti mesi avevo promesso a Matteo portarlo a barcollare sulle staffe. Quando ero stato a fare il tetto di Marampon, il sentiero, non presentava particolari difficoltà ma stavolta le abbondanti piogge ci hanno obbligato a guadare letteralmente tratti di strada e parti di fiume togliendo le scarpe e tirandosi su i pantaloni, un’avventura che nella sua semplicità ci ha fatto sorridere e divertire come quando si è piccoletti.

L’attacco si trova sulla destra della caverna, targhetta alla base. Il primo tiro è verticale, chiodato molto bene e Matteo ha modo di iniziare a capire quale sia il meccanismo più redditizio per guadagnare metri in fretta, senza spendere troppe energie. Seguono due simpatici tettini dove le staffe si librano nel vuoto e le danze si fanno più aeree. Da qui la vista del tetto è orizzontale e si possono seguire con lo sguardo le gocce scendere sul ciglio del vuoto, i lampi continuano seguiti dai tuoni mentre noi, sotto a quel piccolo angolo asciutto, siamo spettatori. I due tiri successivi proseguono orizzontalmente verso sinistra passando dalla sosta Marampon, per giungere poi alla fine dell’arco -libro di via-. L’ultima lunghezza continua in modo insolito e curioso verso il basso fino a riportarci con i piedi per terra, il viaggio verticale è finito. Per Matteo è stata la prima volta e devo dire che la via si presta molto ad introdurre nuovi adepti nel mondo dell’artificiale.Il resoconto della giornata sono: piedi scalzi, guadi da giungla, diluvio, lampi e tuoni, natura selvaggia, vuoto sotto le chiappe.Complimenti agli apritori, in particolar modo a Paola Gottardello per la relazione e le info.

C. Confente


Zona: Valsugana
Sviluppo: 60 m
Tempo: 3 ore
Esposizione: O
Difficoltà: A1-A2, S1
Materiale: NDA,13 rinvii, staffe.
Primi salitori: F. Maragno, M. Poggese, P. Gottardello 
Relazione qui

Avvicinamento: Sulla statale Valsugana l’uscita è quella di Valstagna/San Marino. Tra la contrada di Giara Mondon e il paese di Costa si sale per una  stradina asfaltata a sinistra verso la val Gadena e si parcheggia poco più avanti. Si sale a piedi seguendo la mulattiera che si addentra nella Val Gadena (sentiero 784), ignorare la deviazione con il sentiero 785 e proseguire per circa 20 minuti fino ad arrivare alla grande grotta (Covolon) ben visibile sulla destra. El Viro è una via in artificiale a spit aperta dal basso che sfrutta un caratteristico fascione verticale della volta della grotta del Covolon di Valgadena, incrociando la storica via Del Gran Tetto del mitico Umberto Marampon (1994).  Partendo dalla parete di destra della grotta (faccia a monte) alterna parete verticale, strapiombi e soffitti; la caratteristica traversata orizzontale sul fascione centrale la rende di sicura soddisfazione.  La via può essere affrontata anche nelle giornate di pioggia. 

Descrizione:
L1: Subito a dx entrando nella grotta del Covolon, dopo il grosso masso appoggiato si rimonta un piccolo gradone a sx di un alberello incontrando il primo spit (scritta alla base). 
Inizio con piccolo strapiombo per continuare su placca verticale fino alla sosta leggermente a dx su gradino - 12 mt/ A1 
L2: Andare a sx della sosta per affrontare uno strapiombo e continuare per placca aggettante fino ad un secondo strapiombo a soffitto da affrontare direttamente su due spit ed uscire faticosamente su placca fino alla catena di sosta - 12 mt/A1-A2 
L3: Andare a sx ed affrontare un lungo e divertente traverso orizzontale sul caratteristico fascione verticale, fino a incontrare la sosta in comune con la via Del Gran Tetto di Marampon. 
Siamo esattamente sul punto centrale della volta della grotta. - 15 mt /A2 un passo -A1 
L4: Continuare a sx in traverso orizzontalmente sul fascione verticale fino alla sosta sotto al soffitto che forma una nicchia- 12 mt/A1 (libro di via) 
L5: Ora continuando verso sx ci si abbassa per affrontare il soffitto finale calandosi da ultimo su di un caratteristico masso a punta della cengia sx della grotta (faccia a monte). Sosta su cordone in clessidra della parete - 12 mt/A2  

NB: ogni sosta è attrezzata con anello di calata (eventualmente la calata risulta di 20 mt) 
Discesa: a destra camminando sulla cengia (che può risultare molto scivolosa se bagnata) oppure calandosi in doppia dal cordone della clessidra. 




venerdì 7 agosto 2020

Pizzo Badile, Spigolo Nord

Zona: Val Bondasca
Sviluppo: 850 m
Tempo: 4/5 h in conserva
Esposizione: NE
Difficoltà: IV+
Materiale: 6 rinvii, friend 1-2-3
Primi salitori: Zürcher-Risch 4 Agosto 1923
Relazione seguita

"Arrampicata ideale su spigolo, senz'altro una delle più belle di tutte le Alpi. I franamenti avvenuti a due terzi di altezza non hanno sostanzialmente modificato la caratteristica della salita. Le difficoltà sono abbastanza omogenee, cosicchè questa via è considerata esempio tipico di IV (...) La linea di salita  più consigliabile si attiene allo spigolo: l'arrampicata ne guadagna in bellezza e in sicurezza grazie alla roccia solida." 
A. Bonacossa, Masino-Bregaglia-Disgrazia, CAI TCI 

Avvicinamento 2020
Anche questa volta non relaziono la via ma mi attengo semplicemente a fornire consigli utili derivanti dalla mia esperienza diretta. Attualmente la via è poco affollata e questo è tutto merito all'avvicinamento quasi triplicato dovuto alla chiusura del vecchio sentiero a causa della frana del Cengalo. Si parte a piedi dalle ultime case di Bondo e in 5 ore e 3/4 oltrepassando i 2100 m poco sotto al Passo Trubinasca si cala con -200 m di dislivello al Sasc Furà. La quantità di ore è così esagerata perchè la nuova traccia è alquanto disagevole, con molte catene e passa attraverso diversi canaletti umidi e scivolosi, in ogni caso con buona gamba si può accorciare a 4-5 ore.

La salita
La via è ottimamente attrezzata nella parte bassa (spit e chiodi), un pò meno nella seconda metà ma la ottima roccia e la possibilità di pizzare buone protezioni consente una veloce progressione. Tutte le soste sono con spit e catena. Noi abbiamo doppiato una mezza da 60 m e progredito in conserva protetta fino alla vetta, l'altra mezza ci è venuta utile per le doppie di discesa sul versante italiano. Molte cordate optano per fare conserva lunga con una corda singola tenendo nello zaino una gemella solo per le doppie. A voi la scelta della tattica migliore. Non per ultimo il fattore attrezzatura da ghiaccio: solitamente in piena estate non sono necessari ramponi e piccoza, i nevai basali non sono ripidi e la traccia presente è sufficiente.

La discesa per la parete Sud:
CD1: scendere per traccia poco sotto alla vetta, calata da anello cementato, oppure disarrampicando nel canale (II-III) 50 m.
CD2: dal monolite che si trova lungo la via normale abbandonandola e scendendo il diedro-canale a dx faccia a valle (attenzione alle corde e ai sassi), sosta nascosta oltre la spalla di sinistra faccia a valle (possibile calata intermedia in caso di incastro), 45m.
CD3: calata in verticale, sosta appesi, 35 m,
CD4: ancora per placche appoggiate, sosta appesa appena sopra alla cengia, 45 m
CD5: calata da 60 m nel vuoto che deposita su neve ripida altrimenti possibile sosta intermedia su spuntone per raggiungere le rocce basali.










mercoledì 5 agosto 2020

Punta Enrichetta, Via Giulia

Zona: Rifugio Pizzini
Sviluppo: 100 m
Tempo: 1 h
Esposizione: E
Difficoltà: 5c
Materiale: rinvii, 2 mezze


Simpatica via di 3 lunghezze sulla punta Enrichetta, struttura ben visibile dal Rifugio Gianetti in Val Masino. La via è la seconda da sinistra sulla grande placconata, individuabile in quanto passa a destra della mezzaluna erbosa. Aderenza su piccoli appoggi, spit inox un pò distanziati ma mai pericolosi, supera il facile tettino ad arco, non raggiunge la sommità, si scende con due rapide corde doppie. Ideale per concatenamenti in mezza giornata di meteo incerto.





Punta Enrichetta