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martedì 24 luglio 2018

Via Dimai-Eötvös alla Tofana di Rozes

Zona: Tofana di Rozes, parete sud
Sviluppo: 635 m + 500 m fino alla vetta
Esposizione: S-O
Difficoltà: IV, V (1 passo)
Protezioni: qualche chiodo, soste a 2 chiodi nei tratti difficili
Materiale: 10 rinvii, friends, cordini
Cordata: Confente-Leorato-Trevisan

La via della "Traversata sul muro di fuoco", la via per eccellenza della parete sud della Tofana di Rozes, quella dell'epoca eroica delle guide cortinesi, descrivere questo percorso a 117 anni dalla prima salita non è certo facile per quello che ha rappresentato per oltre un secolo. Lo è sicuramente dal punto di vista tecnico però, a discapito delle dicerie che lo descrivono come un tracciato complesso e labirintico, una volta individuato correttamente l'attacco la logica rimane impeccabile ed incredibile confortata da numerosissime tracce e ometti. L’individuazione dell’attacco è la parte più delicata direi, il giusto anfiteatro lo si trova sulla direttiva data da un evidentissimo ed altissimo stretto pinnacolo sulla verticale di una placca slavata che conduce ad una caverna, il primo chiodo lo si individua salendo slegati per un canalino-diedro in prossimità dello spigolo. Da qui si può procedere speditamente in conserva fino al grande anfiteatro attraverso il famoso passo da fare in spaccata. In anfiteatro ci si slega e si seguono gli ometti fino alla cengia di attacco della seconda parte. Dietro nerastro e passo della "finestra" conducono al primo esposto traverso chiave per l'accesso al secondo piccolo anfiteatro. Qui per rocce più friabili si sale seguendo l'evidente nicchia gialla. A questo punto si iniziano a trovare i chiodi e si passa il secondo tiro chiave sui gialli: 2 strette cenge a V rovesciata che conducono con un altro tiro a un canale più facile sotto ad un caminone aggettante. Qui iniziano i 2 tiri dell'emozionante "traversata di fuoco" fino al canale direttiva al camino di fine via. Ci si slega e si salgono le roccette fino all'anticima, da qui la parte più pericolosa a mio avviso: la roccia diventa molto marcia, ghiaiosa ed insidiosa e con passi molto cauti, evitando di scivolare, si raggiunge la croce di vetta. Da qui si scende velocemente dalla via normale fino al Rif. Giussani.


Vista dall'attacco

I tiri in conserva


La spaccata
Fine delle difficoltà, ci si slega..



Il gorsso ometto sulla cengia dove ci si lega nuovamente

Il secondo anfiteatro

Le cenge invisibili permettono di superare i gialli fino alla forcella

Lo strapiombetto che permette di salire sulla prima cengia



Sosta appesi prima del tiro sul canale diedro

Ambiente grandioso
Primo tiro del traverso esposto

La traversata di fuoco con il tratto in discesa

Il tratto di V con il camino-foro 
I ghiaioni pensili verso la cima

giovedì 12 luglio 2018

Presanella: Sperone Centrale

Zona: Presanella
Sviluppo: 500 m
Esposizione: N
Difficoltà: AD, III-IV 55°
Protezioni: 2 chiodi in via
Materiale: Rinvii, friends medi, cordini
Cordata: Leorato-Rini


Avete presente quelle vie che si vedono sempre sulle relazioni ma che per un motivo o per l’altro non si prendono mai in considerazione?

Ecco, sfogliando il nuovo libro di Andrea Lucchi “Wild Climbing Routes” edito da Vividolomiti, salta subito all’occhio una grande via, poco percorsa, su una parete molto conosciuta, sicuramente “wild” e ardita, per l'anno in cui è stata salita ovviamente (1909), essa viola il pilastro centrale che sorregge la grande muraglia nord di sua maestà, la Presanella. Dal bel Rifugio Denza si risale completamente la morena ad orari antelucani fino a quando ci si trova nei pressi dello scivolo ghiacciato che, sotto alla Muraccia della Presanella, permette di rimontare l’ormai sofferente ghiacciaio, qui già in vista delle rocce di attacco dello sperone, lo si punta sul lato sinistro scavalcando qualche crepaccio. La via presenta in loco 2 chiodi ed un cordone, può essere affrontata in conserva protetta senguendo sempre lo spigolo e cercando i tratti rocciosi più divertenti da arrampicare. Cordoni e friends medio grossi bastano.
Unica raccomandazione, da non prendere sotto gamba, è il fatto che su questa crestona si trovano adagiati macigni che vanno dalle dimensioni di una berlina, ai più piccoli forni a microonde che comunque, se innescati (e vi giuro che basta poco..), in direzione dei compagni sottostanti possono arrecare serie conseguenze. Quindi bisogna arrampicare tastando sempre appigli ed appoggi con molta delicatezza e cautela. Sul termine della via, già in vista della cima, ci si rampona e si percorrono gli ultimi entusiasmanti metri dello scivolo nord, qui con pendenze inferiori, fino a raggiungere la croce della panoramicissima vetta. Discesa per la facile ma lunga via normale per una birra ed uno Jodel assieme simpatico Mirco!